Di questi tempi bianchi non ce ne sono

Visita al villaggio di Wabdigré
In un primo temo avevamo previsto di combinare la visita a Wabdigré con quella ai villaggi di Rassandogo e Kelguerima (dove abbiamo finanziato, negli scorsi anni, i pozzi profondi per l’acqua potabile). A causa dei pericoli legati al terrorismo, ci è stato consigliato di annullare le visite a Rassandogo e Kelguerima. Numerosi villaggi della zona sono considerati ad alto rischio terrorismo. Alcune scuole, costruite da Zoodo, sono chiuse: gli insegnanti hanno paura o sono stati minacciati e, per tale ragione, disertano le lezioni, non si presentano a scuola. Sono stati minacciati di rappresaglie se non insegnano l’arabo, per cui hanno rinunciato al loro compito.
Abbiamo dunque deciso di recarci unicamente a Wabdigré e a Kebakoro.
Prima di giungere a Wabdigré, ci siamo fermati a Kebakoro, villaggio amico dove, nel 2014, abbiamo finanziato la nuova pompa manuale “Volanta” sostituendo la vecchia pompa danneggiata del pozzo che pure avevamo finanziato in precedenza.
Saluti della e alla popolazione. Verifica del funzionamento della pompa: la pompa, ci dicono gli abitanti, funziona bene, il pozzo è pulito, la soddisfazione è unanime. L’acqua c’è durante tutto l’anno. Visitiamo i vari campi coltivati a patate, cipolle e insalata. Due ragazzi si arrampicano, come scimmie, sugli enormi baobab per cogliere o far cadere i frutti del baobab che ci vengono offerti con un sacco di spagnolette.
Giungiamo in seguito a Wabdigré.
Seguiamo un momento delle lezioni di sostegno scolastico svolte dai due nuovi animatori-docenti Issa e Sidi. I due gruppi di sostegno, ognuno di più di 30 allievi, sono all’interno dei due edifici che, lo scorso anno, sono stati dotati di lavagne murali. L’interno dei due locali, ora divenuti in pratica due piccole classi scolastiche, è stato ridipinto lo scorso anno grazie a nostri finanziamenti. Notiamo che gli armadi sono ordinati con i nuovi libri di lettura il cui acquisto è stato da noi finanziato. Mancano, però, dei banchi. Nella classe dei piccoli, contiamo fino a 8 allievi per banco! Il bisogno minimo è di 6 nuovi banchi, due dei quali li abbiamo portati oggi.
Gli allievi sono quest’anno 64! Piû degli scorsi anni.
In seguito, riunione di tutta la popolazione del villaggio disposta a cerchio su sedie e panchine. L’animatore del sostegno Issa dirige la riunione. Prendono la parola dapprima il presidente del comitato dei genitori (comitato di 7 membri) che sottolinea il fatto che, da settembre-ottobre, con il nuovo anno scolastico 2018/2019, la situazione nell’ambito del sostegno scolastico è cambiata, è veramente migliorata. I genitori collaborano con i docenti e i docenti sono costantemente seguiti, accompagnati dai genitori. Il lavoro dei docenti è apprezzato dalle famiglie degli allievi, gli animatori sono regolari sul posto di lavoro e impegnati durante le lezioni. Parlano poi il “capo” del villaggio e una delle madri degli allievi che sono seguiti a sostegno. Tutti sottolineano l’importanza, per loro, per gli allievi, per il villaggio, di avere il sostegno scolastico. Sono coscienti che, l’anno precedente, le cose non hanno funzionato. Ribadiscono con forza che, per loro, il sostegno è importante e che, quest’anno, i docenti lavorano bene, con impegno e, perciò, il sostegno non va soppresso. Parla poi Mariam che sottolinea come lei stessa, in agosto, durante il suo viaggio in Svizzera, aveva proposto di sopprimere il sostegno scolastico a Wabdigré. Ora, sulla base del funzionamento di quest’anno, deve ricredersi, pur sottolineando il fatto che si deciderà a fine anno se il sostegno potrà continuare.
Parlo in seguito pure io e ribadisco l’essenziale del discorso di Mariam: il sostegno scolastico quest’anno sembra funzionare bene per cui ringrazio i due docenti animatori. Costato che fra docenti e genitori ora c’è una buona intesa, collaborazione, e che la comunità di villaggio è attenta e implicata nell’andamento del sostegno. Auspico che si continui così e, se sarà il caso, il sostegno potrà continuare. Affronto poi la questione delle “cotisations”. 33 genitori (famiglie), comprendendo gli allievi padrinati da T.d.H., hanno pagato la loro “cotisation”. Un ulteriore sforzo dovrà però ancora essere fatto. Mi rivolgo agli uomini in particolare, dicendo che “sono spesso loro, più che le madri, che non pagano la tassa del sostegno”. A quel punto, le donne presenti reagiscono dicendo: “non eravamo al corrente che molti non hanno pagato la “cotisation”, assicurando che interverranno presso i loro mariti e che “le tasse rientreranno a breve termine”.
Dopo tale discussione, assistiamo al momento della “bouillie” per i piccoli al Centro nutrizionale, visitiamo i due pozzi da noi finanziati (funzionano sempre bene e c’è acqua tutto l’anno). Moumouni ci mostra il suo campo coltivato a patate, pomodori e cipolle.
Mariam nota, prima di partire, che non esistono latrine per i ragazzi del sostegno. Ciò potrà essere un intervento da finanziare quest’anno. Si dovrà chiedere un preventivo.
Rientriamo a Ouahigouya con dei polli in omaggio, varie fascine di legna e un sacco di spagnolette regalati dalla comunità di villaggio in segno di gratitudine.
Pomeriggio
Breve visita alla biblioteca di quartiere.
Siamo delusi per il disordine che abbiamo notato sia all’entrata della biblioteca cha sugli scaffali.
Si sperava che, avendo “nominato” una Coordinatrice per la biblioteca, le cose, dal punto di vista “ordine” andassero meglio che in passato. A questo proposito, non ci siamo ancora… L’incontro dedicato alla biblioteca è comunque previsto settimana prossima. Se ne discuterà certamente.
Bello lo spazio costruito di recente per il quale si dovrà definire l’uso. Ev. spazio informatico.
In seguito: visita all’ospedale pediatrico del Dr. Zaala.
Franco e Alice

Note “soggettive” dal Burkina
Donne in strada…
La TOYOTA 4×4 sfreccia verso ovest in direzione della frontiera con il Mali. Il programma è di recarci nei villaggi di Kebakoro e Wabdigré. Osservo il paesaggio della “brousse”, la savana, che sfreccia sulla mia destra. Decido di osservare in particolare le donne che incontriamo di tanto in  tanto ai bordi della strada, lontane nei campi, attorno a pozzi, o che si spostano a piedi o in bicicletta. Qualche rara giovane guida una motocicletta. Alcune portano il bimbo in schiena, fasciato con arte, all’africana, dormiente contro il corpo caldo della madre, testa a penzoloni e berretto di lana che lo ripara dall’intenso sole, ci sono trentacinque gradi. Buona parte di loro trasportano, con regalità, pur calzando le infradito, vari carichi sulla testa: un sacco di riso, una fascina, un catino colmo di patate o spagnolette, un contenitore avvolto da un panno annodato con probabili cibarie. Altre, che tornano dal pozzo, reggono, con naturalezza, sull’anello avvolto da panni dai colori intensi, un “canari” (un rotondo contenitore di terracotta per trasportare l’acqua) o una “calebasse” (una mezza zucca) piena di carote o cipolle, da vendere al mercato. Parecchie sono velate. Una trasporta con un piccolo carretto grossi sacchi bianchi, gialli, di nailon, forse di arachidi. Un’altra un box di plastica che contiene, molto probabilmente, sacchetti di plastica trasparente, con acqua fresca.
Vedo un’anziana, abito bianco e celeste, seduta tranquillamente, ad angolo retto (come farà mai a starsene a lungo così seduta?) davanti al alcune case che fiancheggiano la carreggiata. Ne incontro altre in bicicletta: avanzano a fatica sulla strada di laterite e sabbia fine, non hanno freni. All’approcciarsi della nostra vettura, si fermano, arrischiano di cadere, posano i piedi a terra, traballanti, sorprese e spaventate.
Ne incontriamo altre, belle, coraggiose nei loro vestiti dai colori forti, le capigliature avvolte da foulards di colore vivo. Pur nei loro abiti di fattura modesta, rivelano un gusto sicuro nella scelta dei colori e nell’indossare gioielli di bassa qualità, così come nello stile delle loro capigliature, siano giovani o anziane. Quando si accorgono che c’è un “nassara”, un bianco, nella vettura, si girano o incrociano il nostro sguardo con atteggiamento di curiosità o di sfida; siamo una bestia rara. Da queste parti, di questi tempi, forse per timore del terrorismo, bianchi non ce ne sono; in questi giorni, a Ouahigouya e dintorni, non ne abbiamo incontrati neanche uno.

Franco Losa, sabato 19 gennaio 2019