In Burkina Faso cambia il quadro politico

Il 30 ottobre 2014 in Burkina Faso è scoppiata una rivolta popolare. Il 31 ottobre il presidente Blaise Compaoré è stato costretto da più di un milione di persone, soprattutto giovani che hanno assaltato il Parlamento, a dimissionare e a fuggire in Costa d’Avorio. Nella rivolta hanno perso la vita una trentina di giovani e altri 200 sono stati feriti. La protesta, che maturava da anni visto l’autoritarismo del regime, la povertà, le privazioni subite dalla popolazione e gli assassinii di oppositori politici rimasti impuniti, è esplosa quando il popolo ha compreso che Blaise Compaoré (e il suo entourage), dopo 27 anni di potere, intendevano modificare (una volta di più) la Costituzione per prolungare il mandato presidenziale. In un primo tempo l’esercito ha assunto il potere nominando il generale Zida a Capo dello Stato; in seguito, dopo concertazione con i partiti, i capi tradizionali e i movimenti giovanili, ha ceduto il potere concordando una “carta di transizione” e nominando un presidente “intérimaire” rappresentante della società civile (Michel Kafando) con il mandato di organizzare elezioni democratiche entro la fine del 2015.
Per quanto riguarda i progetti a cui collaboriamo, che si svolgono soprattutto nelle zone rurali, sia alla periferia della capitale Ouagadougou che al nord del Paese, la delicata situazione politica non ha avuto impatti diretti negativi.