Come ci rimetteremo in piedi?

Intervista a Blandine Sankara, presidente di Yelemani, in periodo di Coronavirus

1. Quali sono le vostre preoccupazioni in questo momento?

Non siamo tanto preoccupati per l’attuale problema sanitario, ma lo siamo, piuttosto, per il periodo post-Coronavirus, soprattutto dal punto di vista socio-economico. Il problema di questa pandemia è intrinsecamente legato alla questione del cibo e della nutrizione.

Ho delle domande e so che anche molte persone le hanno:

– Come ci rimetteremo in piedi dopo tutto questo? La vera questione è il notevole calo del potere d’acquisto delle persone, ciò significa che non saranno più in grado di soddisfare le loro esigenze di base. Senza essere pessimista, temo che la parte più difficile debba ancora venire. Con la perdita del lavoro, in particolare dei lavori occasionali, il livello minimo di sussistenza non può più essere assicurato.

– Riusciremo a superare la stagione di magra quest’anno senza molti danni? Quando si conoscono i legami socio-economici tra la città e la campagna. Il settore più colpito è quello informale dove troviamo il maggior numero di burkinabè. Le misure adottate per limitare la malattia fanno sì che queste persone, che non hanno uno stipendio e devono accontentarsi di mangiare sulla base del loro reddito giornaliero, non lavorino più. Mentre sappiamo che sono sempre le persone della città a sostenere i genitori nei villaggi in modi diversi.

– C’è il rischio che le priorità si concentrino ora sul settore sanitario dimenticando altre esigenze di base. A questo proposito, Yelemani, in questo periodo di coronavirus, ha presentato un progetto in risposta a un concorso che l’ambasciata francese aveva pubblicato. Già nell’ambiente francese di Ouaga, si sente dire che, da fonte ben informata, i loro finanziamenti saranno ora diretti al settore sanitario.

– Il timore è che il risultato di tutto questo porti alla disoccupazione con tutti gli effetti collaterali di insicurezza (aggressioni, furti, banditismo, ecc.).

2. Utilizzate regolarmente maschere e disinfettanti? Riuscite a mantenere le distanze?

È una sfida far rispettare le distanze alla popolazione. Le ragioni socio-culturali accentuate dall’ozio dovuto alla cessazione di molte attività, così come il grande caldo che attualmente regna qui, fanno sì che la gente voglia uscire e stare il più possibile all’aperto piuttosto che in casa.

C’è una certa abitudine di indossare una mascherina durante l’harmatan, quindi ciò non disturba particolarmente.

Dal 27 aprile sarà obbligatorio indossare la maschera, i sarti sono impegnati ovunque. Per la realizzazione di queste maschere è consigliato il “Faso dan Fani” (il tessuto locale).

3. Qual è l’impatto della situazione del virus corona sulle attività dell’Associazione Yelemani?

Per quasi 2 mesi sono state sospese alcune attività come il progetto educativo che stavamo portando avanti con gli studenti della scuola superiore, il mercato domenicale di verdure bio a Ouaga, l’organizzazione di eventi con visite guidate e buffet a Loumbila. Queste sospensioni sono dannose per le entrate che ci permettevano di contribuire al bilancio annuale coprendo alcune spese del bilancio.

– il mercato settimanale

Dal dicembre 2019, ogni domenica, tra le 10 e le 14, si tiene a Ouaga un mercato di prodotti biologici e locali. Yelemani partecipa regolarmente con le sue verdure; è questa una fonte di reddito per i nostri prodotti oltre a quella delle consegne settimanali a Ouaga.

4.  La produzione agricola di Yelemani continua?

La produzione di verdure è l’unica attività che non si è fermata. Al contrario, di fronte alla pandemia di covid19 , il nostro settore di attività è esploso. Di conseguenza, c’è stato un aumento degli ordini di verdure fresche a Ouaga. Alcuni consumatori si sono preoccupati della loro salute e hanno preferito rivolgersi a cibi sani.

La questione era come tenere traccia delle attività a Loumbila e come portare le verdure a Ouaga. Nelle ultime 2 settimane, per vie traverse, da 2 a 3 volte alla settimana, siamo stati in grado di andare in moto a Loumbila. Ciò permette di aiutare i produttori nella pianificazione e di avere un resoconto della produzione e di altri lavori sul posto. Per questo motivo, al momento, stiamo concentrando i nostri sforzi sulla produzione e la distribuzione dei nostri prodotti nella capitale Ouaga.

5. Potete portare le vostre verdure in città?

Dal 27 marzo, Ouagadougou è in quarantena, così come le città del Burkina Faso dove è presente almeno un caso di coronavirus. Da quel momento in poi, non è stato più possibile andare a Loumbila e viceversa, il che ha sollevato la questione di far giungere le verdure a Ouaga. Tentativi di ottenere un pass dalla stazione centrale di polizia, dalla Questura, dalla sede della Gendarmeria, sono rimasti vani.

Dopo riflessione, abbiamo pensato di chiedere a uno dei nostri produttori di portare le verdure al checkpoint dove una persona va ad incontrarlo per recuperare gli ortaggi. È così che siamo riusciti a rispettare gli ordini

6. Come vedete gli sviluppi futuri?

Non saremo in grado di nutrire le persone finché non riprenderanno le loro attività, soprattutto perché nessuno può dire quando questa pandemia finirà. Come ho detto prima, la parte più difficile per me deve ancora venire. La ripresa nei prossimi mesi sarà il momento più difficile e dobbiamo riflettere su soluzioni sostenibili nelle nostre azioni sul campo. Dovremmo pensare al lungo termine e soprattutto aiutare le persone a riprendere le loro attività in modo che possano continuare a provvedere alle proprie necessità vitali.

Non dimentichiamo, poi, l’impatto che il terrorismo potrà avere nei prossimi mesi e anni sullo sviluppo del Paese.

Ougadougou, 24 aprile 2020