Quasi tutti qui hanno un telefonino

Cari amici,

visto che la posta elettronica ora sembra funzionare…, decido di inviarvi qualche impressione di giornata…

Sono solo nell’appartamentino in faccia alla casa di Mariam. La luce bianca al neon del solare da lei installato quest’anno è piuttosto flebile. Il ventilatore al soffitto rinfresca un po’ l’aria. La sera non è consigliato, quest’anno, a causa del recente attentato, uscire di notte; ne approfitto, dunque, per scrivere sul mio Mac. E’ il mio “divertimento serale”. A volte si deve attendere ore perché il legame Wi Fi si stabilisca. Quando c’è è bene approfittarne.
Questa mattina ho partecipato all’assemblea dei genitori della “garderie” Zoodo/Beogo qui a Ouahigouya,  la quarta città del Paese dove mi trovo, sede dell’Associazione di Mariam Maïga “Pour la Promotion de la femme”. La “guarderie”, situata in un quartiere molto povero, conta 62 bambini dai 3 ai cinque anni, tre sezioni (piccoli, medi, grandi). Tre animatrici e una stagiaire in formazione. E’ finanziata dalle tasse di iscrizione delle famiglie (per circa l’80%) e, in parte (deficit annuale) da noi e voi di Beogo. La “guarderie”, per il contesto, è curata, ha un bello spazio cortile senz’erba con altalene, cavalli a dondolo, piccoli scivoli, latrine, rubinetti con acqua potabile. E’ frequentata sia da bambini poveri (parecchi di loro sostenuti da noi tramite un padrinato collettivo) che dai figli di docenti e funzionari. La riunione con i genitori è iniziata con un minuto di silenzio in memoria delle vittime dell’attentato terroristico di sabato scorso a Ouaga che ha causato 33 morti. In seguito genitori e animatrici hanno discusso delle attività svolte con i bambini nel corso dell’anno 2015 e, per finire, hanno nominato il nuovo BPE (qui hanno un debole per le sigle…) cioè il “Bureau des parents des élèves”.
La vita qui è molto povera, non si riesce ad immaginare in che condizioni vive la maggioranza della gente. Quando venni qui per la prima volta, nel 1995, mi sembrò di “entrare nel Medioevo” e, malgrado le rappresentazioni “televisive” che avevo della povertà, non avrei mai immaginato che si potesse vivere ancora in certe condizioni. La strada qui di fronte, in terra e sabbia (laterite) color rosa mattone, porta ai villaggi fuori città in direzione della frontiera con il Mali. Passano regolarmente carretti trainati da asini, spesso carichi di paglia, donne con carichi sulla testa, uomini in moto (per lo più senza fari) o bicicletta (senza freni), qualche camion che da noi sarebbe da tempo in cimitero… mandrie di buoi, gruppetti di capre e montoni che vanno o vengono dalla “città” (circa 80-100’000 ab. con i dintorni).  La “città” sembra più un esteso villaggio rurale con una sola principale strada catramata centrale, i negozi, due o tre  banche, un paio di stazioni di benzina, una “boulangerie” (che vende solo baguettes), alcuni negozietti di alimentari, di televisori, il posto di Polizia, l’ufficio postale, l’ospedale, qualche baretto. Negli ultimi anni sono apparsi come funghi i negozi e negozietti “Airtel” e le piccole postazioni che promuovono telefoni mobili o ricariche per gli stessi. Quasi tutti qui hanno un telefonino. Anche i più poveri che, magari, non portano scarpe (solo vecchie infradito), indossano abiti consunti, marcati dal tempo, e dormono in baracche di tolla e cartone, possiedono il loro telefonino che può salvare la vita di una persona e rimane un efficace mezzo di comunicazione visto che la rete fissa è ridotta a ben poca cosa.
Buona notte. Sono le 23.30. Io mi vado ad infilare sotto la zanzariera.
Franco Losa